23 gennaio
2015
  COMUNICATI

Dedicato al Senatore Giovanni Bersani




 

Dedicato al Senatore Giovanni Bersani

Ho cercato fra i tanti appunti, quelli più significativi che il Sen. Giovanni Bersani, durante gli incontri formativi sosteneva e mi sono trovato quelli fatti in vista del nostro congresso nazionale nel dicembre del 2005, a ridosso degli incontri preparatori che abitualmente facevamo nel nostro territorio della provincia di Bologna.
L’occasione era quella di ricordare  i 40 anni del Vaticano II con il tema congressuale: “il lavoro, la chiave essenziale”. Un’enorme ricchezza di contenuti ed “un nuovo tono, prima sconosciuto” nella loro presentazione costituivano quasi un annuncio di tempi nuovi, la chiave apre  e chiude la porta dello spazio dei valori di fondo della nostra missione sociale.
Questo uno dei tanti input lanciati in quello spazio, quello del Concilio Vaticano II, occupato senza dubbio dalla Costituzione Lumen gentium, con i suoi due passaggi fondamentali: la Chiesa come mistero o sacramento, dove è messo in evidenza il suo essenziale riferimento a Cristo, e quindi a Dio che ci salva, oltre che la “forte analogia” tra la realtà della Chiesa e il mistero del Verbo fatto carne. Viene poi in aiuto alla discussione, la Costituzione pastorale Gaudium et spes che alimenta di tutte queste ricchezze per delineare e proporre un’apertura di grande respiro della Chiesa al mondo contemporaneo con l’apertura di un approccio nettamente antropologico, che pone l’uomo al centro, ma anche un preciso radicamento etico: “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”Certo in Italia, il rinnovamento conciliare ha inciso in maniera profonda sul volto e sulla realtà della nostra Chiesa, ma anche sui modi e sulle forme della presenza cristiana nella vita del Paese, senza arrestare i processi di secolarizzazione e, purtroppo, in contemporanea anche di scristianizzazione, spesso in difficoltà a comprendere le radici di questi fenomeni e soprattutto non sempre in sintonia a stimolare una risposta pastorale, culturale e sociale non ripiegata sulla sola difesa della nostra tradizione storica cristiana, bensì rivolta a far nuovamente fruttificare questa eredità, in chiave di missione e di evangelizzazione. Di questo Bersani ne è stato grande testimone. La nostra consapevolezza spesso trova poco spazio e molto è chiesto ai Lavoratori Cristiani per superare nella comunione ecclesiale e nella responsabilità missionaria che tutti condividiamo, un impegno generoso in parallelo agli altri laici cristiani purtroppo sempre troppo chiusi nelle loro molteplici aggregazioni. Queste le sagge parole, lucidissime, di un 90enne!
L’impegno aperto e concreto a favore della persona umana, “con i valori inerenti alla sua dignità individuale e sociale” secondo le parole del Papa non rappresenta una violazione della laicità della nostra Repubblica, ma piuttosto un contributo, offerto alla libertà di ciascuno, per il suo bene autentico.
Da cui l’invito all’MCL che se  tacesse su questi temi, per salvaguardare i propri pur legittimi interessi istituzionali, non farebbe invero molto onore né a se stessa né all’Italia.Sosteneva sempre che una delle condizioni fondamentali fosse la riscoperta di una nuova idea di laicità da parte della coscienza civile del nostro popolo, altro che ingerenza.
Il tessuto connettivo della comunità umana non può essere solamente la convergenza degli interessi,  dei singoli, delle comunità, dei popoli. Non può essere neppure solamente il rispetto delle leggi, erroneamente pensate come neutrali nei confronti di ogni visione della vita.
Sia perché non esiste nessuna legge capace di farmi osservare le leggi; sia perché il desiderio più profondo dell’uomo non è soddisfatto solo da una vita legalmente giusta, ma esso domanda soprattutto una vita buona.
La struttura più consistente di ogni comunità umana, dalla comunità coniugale alla comunità internazionale, è la condivisione di quel  bene comune mediante il quale ogni persona può realizzarsi compiutamente. A questa condivisione l’uomo giunge attraverso il dialogo ed il confronto, non col sotterfugio e col battibecco.
La vera laicità di tutte le istituzioni pubbliche, dallo Stato al Consiglio di quartiere, consiste nel riconoscimento e nell’assicurazione  che  ogni soggetto possa entrare nella riflessione e nel dialogo, in ordine a generare quella condivisione.
Che una visione della vita, del matrimonio e della generazione umana, per fare qualche esempio, sia conseguenza anche di una fede religiosa, non costituisce titolo di esclusione dal dialogo pubblico, purché quella visione esibisca argomenti nei quali la ragione, che è patrimonio di tutti, si riconosca. “Da una laicità che si difende, occorre passare ad una laicità che promuove; anche la presenza pubblica della religione senza rinchiuderla  nel privato delle coscienze” .
Solo questo passaggio mette al sicuro due condizioni fondamentali della comunità umana. Poiché la democrazia non è autosufficiente, ma per vivere ha bisogno di radicarsi in universi di valore condivisi, la separazione fra il giusto-legale ed il bene-morale, così come la richiesta a molti cittadini credenti di separare impegno civile e convinzione religiosa, non appaiono più oggi le soluzioni migliori per la costruzione di una società libera e giusta.
La seconda condizione è quindi che ogni soggetto – anche l’MCL – non può, non deve lasciar fuori dal dialogo pubblico ciò che definisce la sua identità propria: l’amore di sé è secondo il Vangelo e la retta ragione la misura dell’amore del prossimo. “Da una laicità che pretende di azzerare o mettere fra parentesi le identità occorre passare ad una laicità che ha nel riconoscimento il suo valore”. Oggi, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti il disagio dei cattolici nel vivere l'attuale momento nella dinamica democratica del nostro Paese. Ma tale fase rischia di essere sempre più "bloccata" da una litigiosità permanente di un "duopolio", che incontra notevoli difficoltà a misurarsi con i contenuti veri della dialettica politica. Urge, pertanto, che gli impegnati nell'animazione cristiana della società, senza nostalgie, ma con forte determinazione, «rendano testimonianza a quell'eredità di valori umani e cristiani che rappresenta il patrimonio più prezioso del popolo italiano» (Giovanni Paolo Il, all'Italia,6-1-1994).
Ciò significa recuperare la capacità di rimettere a fuoco il concetto di «laicità», riconosciuta dalla Chiesa come un valore, attraverso «una chiarificazione non solo terminologica»o La «laicità» va intesa come «autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, ma non da quella morale» (i, 6). I valori morali, infatti, non sono «confessionali», poiché le «esigenze etiche sono radicate nell'essere umano e appartengono alla legge morale naturale» (Cf. ivi, 5).
Pertanto, il principio di "Iaicità" nelle questioni etiche non può essere invocato contro pretese "invadenze" dell'autorità religiosa nella politica. Questo atteggiamento, troppo spesso presente in entrambi gli schieramenti del nostro sistema democratico, rischia di fare appello a logiche del passato, mentre il presente ci insegna che, ormai, "laicità" e "cattolicesimo" stanno dalla stessa parte della barricata, ma, ecco l'interrogativo: «i cattolici che ci stanno a fare nella stessa parte della barricata?».
Al di là della ricerca di visibilità sociale e di ruoli personali prestigiosi fine a se stessi, oggi emerge il bisogno di cattolici preparati, in grado di irrobustire una «democrazia argomentativa», che metta in campo la Dottrina sociale della Chiesa, attraverso la dimensione della ragionevolezza della fede. È necessario far valere il buon fondamento delle proprie convinzioni e delle proprie scelte, nella persuasione che la validità di principi universali condivisi non è mai venuta meno, nonostante gli sbandamenti della "ragione" registrati specialmente dal '68 ad oggi. La nostra democrazia, che oggi soffre di una crescente "complessità" e manca degli strumenti adeguati per gestirla e orientarla, 
ha bisogno di "nuove forme", che garantiscano alla società civile spazi, anche inediti, di partecipazione.
I laici cattolici sono, dunque, chiamati a riscoprire i "valori universali" capaci di aggregare persone di diversa appartenenza culturale, religiosa, etnica,
disposti a riflettere e a identificare tali valori nell’area del «diritto naturale», che esiste nonostante i suoi detrattori, ed è in grado di accomunare ogni essere umano attorno alle coordinate fondamentali della vita.Come  lavoratori MCL possiamo contribuire ad ispirare la pratica quotidiana di chi ha a cuore il bene della società, tenendo ben presente che una politica priva  dell’essenziale rapporto fra polo politico e polo profetico è destinata a costruire sulla sabbia (Mounier), ma se poi riusciamo a ritrovare nella pienezza della DSC una ispirazione di come vivere la fede nel quotidiano e raggiungere quindi il discernimento, avremo messo un ulteriore tassello nella nostra storia che sente sempre più l’esigenza di una nuova Pentecoste.
Infine, invocando il sacrificio di Giuseppe Fanin  (come la strada della santità), concludeva che la spiritualità che nasce da questo accostamento  è una prassi misteriosa di grande respiro  perché ci fa trovare Dio dentro un'irreale che è al tempo stesso reale, si avvale dei fatti storici di una consapevolezza fuori dal comune che ha a cuore il dono, la condivisione, la speranza …

Con questo spirito  faremo tesoro del suo prezioso indimenticabile insegnamento!

Gilberto Minghetti

 



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